Esistono diversi tipi di plastiche con differenti tipi di applicazioni che richiedono specifiche tipologie di riciclaggio. Quali sono le più utilizzate che garantiscono un output di qualità? Quale nuova vita per le plastiche riciclate?

Il PE, politilene, utilizzato per sacchetti, pellicole e imballi; il PP, polipropilene, utilizzato praticamente per tutto dalle moquette ai mobili; il PVC, cloruro di polivinile, che si trova nelle applicazioni industriali e nell’edilizia; il PET, polietilentereftalato, del quale sono fatte le bottiglie dell’acqua minerale; il PS, polistirene, meglio noto come polistirolo, utilizzato, per la sua leggerezza, per gli imballaggi.

Oggi, in Italia, nei rifiuti urbani si trovano oltre 5 milioni di tonnellate di plastiche dei quali il 40% è costituito da imballaggi.

Vista la varietà interna alla famiglia delle plastiche un’accurata selezione delle tipologie dei polimeri è di grande importanza per ottenere un prodotto finale di qualità. I rifiuti plastici sono trasportati in balle miste agli impianti di selezione dove vengono separati manualmente o attraverso dei detector automatici.

Durante il processo si effettuano controlli incrociati e ripetuti perché la presenza di polimeri diversi nella stessa partita può produrre materiale meno pregiato. Nella fase della selezione si punta a ottenere partite consistenti di due gruppi omogenei di polimeri il PET ed il PE.

Con il PET riciclato si ottengono maglioni e moquette, con il PE nuovi contenitori, e con il PVC prodotti per l’edilizia e per la casa. In questi casi si parla di ottenimento di materia prima seconda, a sottolineare il fatto che il prodotto riciclato ottenuto possiede delle caratteristiche tecniche molto simili a quelle iniziali.

Quando si mischiano diversi polimeri si ottengono le cosiddette plastiche riciclate eterogenee che si utilizzano per la produzione di cartellonistica stradale, recinzioni e arredi urbani.

Il tipo di plastica che viene utilizzato per la fabbricazione di cisternette e fusti in plastica per rifiuti industriali è detto HDPE, ovvero high-density polyethylene. È un materiale tendenzialmente opaco, con caratteristiche meccaniche estremamente interessanti: resiste bene alla trazione, alle alte temperature (anche a più di 110 – 120 °C!), alla maggior parte dei solventi.

È proprio la sua robustezza estrema che lo rende adatto ad essere utilizzato come contenitore per gli usi più svariati, dai liquidi alimentari fino ai rifiuti anche pericolosi: l’HDPE è il materiale che dà la maggiore sicurezza di mantenere ben sigillato e protetto il proprio contenuto.

Dal punto di vista chimico contiene carbonio e idrogeno e si contrappone all’LDPE, low-density polyethylene, che ha composizione simile ma una forza specifica molto meno marcata.

Per tutte queste tipologie di plastica è importante attribuire nuovi utilizzi e per far ciò  ci si affida ai sistemi di granulazione BRUNO FOLCIERI. Mulini dedicati al riciclaggio meccanico che possono trattare scarti da post consumo e scarti post industriali. Ingenti quantità dalla disparate dimensioni possono essere lavorate con tutte le gamme disponibili. Inoltre, da oggi, le macchine Bruno Folcieri sono configurabili con il pacchetto industria 4.0.